Lo scultore Tot all’Obelisco
(E. P., La Gazzetta delle Arti, Roma, 1946)
— by E. P.
All’Obelisco a (via Sistina n. 146) lo scultore Tot presenta una trentina di disegni e alcune sculture.
Nell'osservatore non a « preparato » da precedenti contatti con i modi d'espressione dell’arte moderna, le sculture e i disegni di Tot possono generare un senso di perplessità. E’ bene ricordare, quindi, per questo, tipo di visitatore, che da lunghi anni l'arte tutta (poesia, scultura, musica, pittura, disegno), si va disoncorando da una troppo facile e monotona aderenza alla « realtà comune ». Della fine del secolo sorse, con la nascita dell'impressionismo, l'arte tende disumanarsi. Ma questa disumanazione, più che un distacco vero e proprio dalla vita, è della vita approfondimento e ricerca, tendenti a determinare nuove e più raffinate realtà esprimibili.
Le sculture e disegni di Tot vanno appunto intesi come una interpretazione, ben riuscita, di questa legge estetica. Legge che pone tutta la realtà nell'anima dell'uomo, al quale è lasciata ampissima libertà di espressione.
L'arte di questo scultore di origine ungherese è pregna di tormentosa ricerca, ma le sue opere non portano i segni visibili e deteriori del conflitto dialettico tra l'artista e la sua creazione.
Il « tronco della maternità » e la « figura di donna » sono due sculture anche rosamente modellate, nelle quali è espresso, con perezza di forme, il dramma eterno, palpitante nei limiti fisici della nostra esistenza individuale. Notevoli anche le due testine, dove gli elementi fisionomici particolari sono efficacemente adagiati su una armoniosa curvatura del volume d'insieme.
Nei disegni di nudo e nelle composizioni di figure — caratterizzati da linee ben definite e magistraimente raccordate — il Tot, con una voluta accentuazione, delle forme, raggiunge uno stile unitario di rappresentazione, e idealizza la figura umana con rara perfezione di valori grafici.
Indubbiamente questo scultore ha un mondo suo da esprimere, e lo fa con richezza di formulazioni estetiche.
e. p.